Cos’è l’autostima e come influenza la nostra vita

Sono Michela Barucco, Counselor Bioenergetica Gestaltica, e propongo percorsi individuali di Counseling su autostima e risorse

Il termine “autostima” viene spesso frainteso e abusato, utilizzato comunemente per indicare la caratteristica di qualcuno che crede in se stesso e sembra capace di affrontare la vita con decisione.
I termini inglesi ci possono aiutare a fare chiarezza, perché esiste “self esteem”, che significa auto stima (stima di sè) che indica la capacità di “stimare”, cioè di auto osservarsi, auto conoscersi e valutare le proprie competenze, che è differente da “self confidence” che indica invece la capacità di accettare se stessi e le proprie capacità con la massima fiducia.

Come nasce l’autostima? Indubbiamente è una risorsa che ha preso forma e spessore durante l’infanzia ed è strettamente dipendente da ciò che i nostri genitori ci hanno comunicato a parole o per mezzo delle azioni. Spesso i genitori confessano il proprio timore che i bambini possano sviluppare un ego ipertrofico, una eccessiva fiducia in se stessi e diventare adulti presuntuosi, viziati e superbi per aver ricevuto lodi ed incoraggiamenti eccessivi.
In realtà è vero proprio il contrario.

Sono Michela Barucco, Counselor Bioenergetica Gestaltica, e propongo percorsi individuali di Counseling su autostima e risorse

L’autostima e la fiducia in se stessi sono qualità, risorse, strumenti preziosi su cui possiamo contare nella vita solo se nella nostra infanzia abbiamo potuto sperimentare l’amore incondizionato. Ho letto spesso che l’amore dei genitori verso i figli è l’unico amore incondizionato, ma io sono fermamente convinta che sia proprio l’opposto: i figli amano i propri genitori non importa quanto siano poveri, nevrotici, arrabbiati, aggressivi, anaffettivi, abusanti. I genitori provano un amore immenso verso i propri figli e probabilmente sono disposti a dare la vita per loro, ma la verità è che raramente sono in grado di far sperimentare ad un figlio l’amore incondizionato, ovvero l’amore e l’accettazione a prescindere da ciò che il bambino fa, da come si comporta, dai capricci, dai brutti voti, dalle grida e dai pasticci.

Esistono frasi che un genitore dice spesso a fin di bene, per educare, per spiegare, nella migliore delle ipotesi con buone intenzioni, che però causano danni, perché comunicano al bambino che così come è non va bene e che ogni volta che è autentico, anche nelle sue fragilità, causa al genitore sofferenza o rabbia.

“Perchè devi essere sempre così arrabbiato?”
“Non piangere!”
“Quanto ti voglio bene quando sei così bravo!”
“Se piangi fai soffrire la mamma”
“Prendere dei bei voti è solo il tuo dovere”
“Se fai così non ti voglio più bene”
“Devi andare bene a scuola altrimenti mi deludi”
“Perché non riesci ad essere calmo come tuo fratello?”
“Il papà adesso è troppo stanco per giocare con te”
“Se non mi dai un bacio non ti voglio più”
“Sono molto delusa e arrabbiata, vai in camera tua, non voglio vederti”
“Sei un cretino!”
“Come fai ad essere così stupida?!”
“Se non ti calmi non ti guardo più!”
“Non chiedo tanto, voglio solo la media dell’8”
“Ma perché sei così pasticcione?”

La difficoltà, enorme, è riuscire a comunicare amore incondizionato anche quando siamo arrabbiati, preoccupati o delusi, a educare anche quando il bambino non ascolta, a convincere quando è oppositivo, ad accogliere anche quando sbaglia o fa i capricci: ciò che spesso manca ma che può chiarire il messaggio è il dialogo.

Il bambino che non ha sperimentato l’amore incondizionato riceve una ferita narcisistica (che è diversa dal disturbo narcisistico di personalità di cui parleremo in un altro momento) che impedirà al bambino di amare pienamente se stesso spingendolo a cercare questo amore all’esterno.
Le ferite emozionali causate dalla mancanza di amore incondizionato sono:

  • Rifiuto
  • Abbandono
  • Umiliazione
  • Tradimento
  • Ingiustizia
  • Indifferenza
  • Inferiorità
  • Solitudine

Quando ci mettiamo in osservazione di noi, provando ad utilizzare la nostra capacità di auto stima, possiamo sicuramente riuscire a contattare una o più ferite emozionali, che abbiamo sperimentato nella nostra infanzia ma che sono ancora dentro di noi, profonde e aperte. Non guariscono col tempo, col successo o con l’amore, ma spesso si fanno sentire in uno o più settori della nostra vita.
Ogni volta che
– ci accontentiamo di una relazione non sano nè nutriente
– facciamo fatica a chiedere e a comunicare i nostri bisogni
– temiamo di essere criticati, giudicati o abbandonati
– proviamo ansia da prestazione
– ci colpevolizziamo per le scelte di altri
– non abbiamo il coraggio di dire la nostra
– sentiamo di essere sbagliati e non essere meritevoli d’amore

allora non abbiamo sperimentato l’amore condizionato e abbiamo un problema di autostima.

Se senti che è il momento di affrontare questo tema con un professionista della relazione d’aiuto contattami per fissare un colloquio conoscitivo gratuito.

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